Palazzo Strassoldo_

A seguito della sconfitta longobarda del 768 d.C. e l’annessione del Friuli al Sacro Romano Impero, la famiglia Strassoldo (Stassolt in tedesco), di certa origine germanica, divenne probabilmente feudataria dell’Imperatore, acquisendo il  nome dall’omonimo borgo, situato nei pressi dell’antica Aquileia.
Questa nobile famiglia si stabilì in Friuli prima del 1077, quando l’imperatore Enrico IV, conferì al Patriarca Sigeardo di Beilstein l’investitura il titolo di Duca del Friuli e Marchese d’Istria. In tal modo costituì il principato ecclesiastico di Aquileia, feudo del Sacro Romano Impero, istituendo di fatto Stato Patriarcale, mediante il quale i Patriarchi esercitarono sull’intero Friuli il potere temporale.
Il potere della famiglia in Friuli, si rafforzò ulteriormente sia sotto la dominazione della Serenissima, sia sotto quella dell’Impero Asburgico: i suoi membri rivestirono importanti cariche presso Venezia, gli Asburgo e il papato.
Nel corso del 1500 un ramo della famiglia si stabilì a Gorizia, prendendo possesso di un terreno alle pendici del colle del castello. Ivi edificò un palazzo che cambiò forma e subì numerosi ampliamenti, affacciato alla piazza Sant’Antonio, in prossimità del palazzo della famiglia Lantieri.
La storia del palazzo è intimamente legata a quella del Re di Francia in esilio, Carlo X di Borbone.
Egli difatti, nell’anno 1835 e in corrispondenza dello scoppio di un’epidemia di colera, decise di raggiungere territori più ameni, caratterizzati da clima mite e favorevole al mantenimento di un ideale stato di salute, optando per la parte più settentrionale dell’Austria, influenzata dalle arie pure dei monti commiste a quelle spinte dalle brezze marine. Giunse così a Gorizia, nell’allora Regno d’Illiria, nota per essere un centro rinomato per la mitezza del clima e l’amenità dei luoghi.
Carlo X si acquartierò con la mogie presso il palazzo Coronini Cronberg, mentre il resto della sua corte dimorò presso l’elegante palazzo Strassoldo. Facevan parte di questo entourage anche il figlio del Re Luigi Antonio duca d’Angoulême -che nel 1799 aveva sposato la cugina Maria Teresa Carlotta, unica figlia sopravvissuta di Luigi XVI e di Maria Antonietta- il conte Enrico V di Chambord e la sorella, Luisa Maria.
Il palazzo, alla morte del Re in esilio, rimase ai Borbone e divenne meta di numerosi esponenti dell’alta società e della cultura francese, specialmente dei sostenitore dei Borbone che riconoscevano la legittimità di questa famiglia al soglio di Francia. Tra i personaggi di spicco, il celeberrimo matematico Augustin-Louis Cauchy che regalò all’umanità la teoria delle equazioni differenziali. Qui fu precettore di Enrico V e dimorò presso il palazzo anche dopo la dipartita di Carlo X, fino al compimento della maggior età del nobile rampollo.
La permanenza dei Borbone in città si protrasse sino al 1844, inserendosi nel tessuto alto-nobiliare locale indicendo periodici ricevimenti e promuovendo attività culturali e mondane cittadine.
Alla loro partenza da Gorizia, il palazzo tornò agli Strassoldo
A Gorizia, la famiglia reale visse fino al 1844. Le testimonianze scritte rivelano che i Reali francesi parteciparono attivamente alle attività culturali e mondane della città e che la loro vita trascorreva occupata da udienze ufficiali ma organizzando ogni settimana, due ricevimenti nei quali partecipavano i nobili e gli aristocratici di Gorizia e i francesi che risiedevano in Friuli o che per Gorizia si trovavano a transitare.
Con la partenza dei Borbone da Gorizia si chiude un’epoca anche per il Palazzo che avrebbe riaccolto entro breve i membri proprietari originari della famiglia Strassoldo.
Il palazzo assunse l’aspetto attuale nel corso del’700, con la facciata che si può oggi apprezzare: negli ultimi anni è sede di uno dei più prestigiosi riferimenti dell’hotellerie regionale.


Il progetto ‘Un viaggio nella Storia’ è un progetto proposto dall’associazione Associazione di Promozione Sociale, Culturale e di volontariato Porte a Nordest e finanziato da GECT GO. Tutti i diritti sono riservati | credits