Castagnevizza | Kostanjevica_
Alla sommità della collina detta ‘del Rafut’, nel 1623 il conte Enrico Mattia della Torre fece costruire un piccolo convento accanto alla preesistente cappella e nel 1648 l’Arciduca Ferdinando III d’Austria rese nota la sua risoluzione di accogliere l’Ordine Carmelitano. Questa sua volontà fu accolta dagli Stati Provinciali ed espresse agli Stati Provinciali la propria volontà di vedere insediato in città l’Ordine Carmelitano, che si stabilì presso le strutture presenti sulla modesta collina. A seguito del considerevole incremento dei devoti in pellegrinaggio presso la struttura consacrata, i Carmelitani decisero di ampliare il santuario, erigendovi la cappella monastica.
A poco a poco, il complesso iniziava ad assumere più vicina a quelle odierne, sebbene la guerra del XX secolo abbia in seguito severamente danneggiato l’intero impianto.
Nemmeno questo monastero, poi, si sottrasse alle note riforme ecclesiastiche imposte dall’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo, che intese ridurre la Chiesa sotto completo controllo statale, allontanando il più possibile l’ingerenza dei vescovi romani: un terzo dei conventi fu soppresso e furono drasticamente ridotti gli ordini religiosi.
Per effetto di questa risoluzione, il monastero fu chiuso e abbandonato dai Carmelitani nel 1785.
Fu successivamente riaperto dai Francescani, ancor oggi presenti, nel 1811. Questi si fecero carico dell’imponente lascito librario arricchito dai tomi provenienti da Sveta Gora, quando Stanislav Škrabeč, il più noto linguista-slavista sloveno del XIX secolo, iniziò a occuparsene personalmente. La sua rilevanza è sottolineata non solo dal numero di libri conservato, pari a circa diecimila, ma anche per la presenza di alcuni incunaboli stampati a caratteri mobili, dei quali il più antico è del 1476. Di assoluto rilievo è anche la prima grammatica slovena di Adam Bohorič, con dedica dell’autore.
Ma il monastero di Kostanjevica-Castagnavizza racchiude nella sua parte più intima una cripta ove quale riposano gli ultimi discendenti della dinastia dei Borbone francesi, tra cui Carlo X, ultimo Re di quella dinastia.
Carlo X, a seguito della Rivoluzione di Luglio, nota anche come delle Tre Giornate di Parigi, fu costretto all’esilio, abdicando in favore del decenne nipote Enrico, duca di Bordeaux.
Questi nominò Luigi Filippo d’Orleans Lieutenant général du royaume, incaricandolo di annunciare al popolo la nomina del nuovo sovrano. Luigi Filippo non obbedì e si propose come il candidato ideale alla successione al trono. Come conseguenza le Camere, che conoscevano lo spirito liberale di Luigi Filippo e la sua popolarità tra le masse, lo proclamarono sovrano. Luigi Filippo fu proclamato sovrano con il nome di Luigi Filippo I il 9 agosto 1830.
Carlo X s’imbarcò alla volta del Regno Unito, ove ottenne il permesso di risiedere al castello di Lulworth, nel Dorset, prima di raggiungere Edimburgo.
Su invito di Francesco I d’Austria, i Borbone si spostarono a Praga per l’inverno 1832-1833 e furono alloggiati al Castello di Praga, mentre Carlo decideva di rimanere in Boemia.
Con la morte dell’imperatore Francesco nel marzo del 1835, i Borbone lasciarono il castello di Praga, e i Borbone si spostarono quindi dapprima a Teplitz, oggi in Repubblica Ceca e poi presso il castello di Kirchberg, nella bassa Austria.
Carlo X, in corrispondenza dello scoppio di un’epidemia di colera, decise di raggiungere territori più ameni, caratterizzati da clima mite e favorevole al mantenimento di un ideale stato di salute, optando per la parte più settentrionale dell’Austria, influenzata dalle arie pure dei monti commiste a quelle spinte dalle brezze marine, giungendo così a Gorizia, nell’allora Regno d’Illiria.
Tuttavia qui, al suo arrivo, il colera non gli lasciò scampo.
Carlo X spirò a Villa Coronini agli inizi del novembre del 1836 e fu sepolto per suo testamento nella chiesa del convento francescano di Castagnevizza. Si dice che il sovrano, molto colpito dalla magnifica vista che dal monastero spazia su valli e colline circostanti, abbia deciso d’eleggere questo luogo a eterna dimora.
Oltre a Carlo X, vi riposano Enrico di Borbone-Francia (1820-1883), delfino di Francia, noto anche come Enrico V o Conte di Chambord; Luigi Antonio di Borbone-Francia (1775-1844), delfino di Francia; Luisa Maria di Borbone-Francia (1819-1864), reggente del Ducato di Parma e Piacenza; Maria Teresa d’Asburgo-Este (1817-1886) e Maria Teresa di Francia (1778-1851), delfina di Francia.
Infine, una nota floreale: il convento ospita un giardino, dove risplende un ricchissimo ensemble di rose della varietà bourbon, che lo rendono, nei periodi di fioritura, ulteriore motivo per una visita a questo fascinoso microcosmo di storia, arte e cultura.