Franco Basaglia_
Gorizia è intimamente legata ai progressi che la scienza medica ha attuato nel campo della disciplina psichiatrica, grazie alle idee e all’operato del più illustre psichiatra italiano del ‘900, che da qui principiò la sua riforma, o, meglio, rivoluzione in ambito psichiatrico.
Veneziano, classe 1924, affrontò una formazione classica che si completò con gli studi in medicina, presso l’università di Padova. Qui si specializzò in malattie nervose e mentali e, in seguito, sposò il cursus honorum accademico. Da cui divorziò dopo poco tempo per divergenza di veduta, cimentandosi così nella direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Gorizia.
Al tempo, questo tipo di nosocomio si avvicinava più al ghetto manicomiale che alla comunità terapeutica, basato sul concetto di contenzione del malato tramite mezzi fisici, elettroshock e isolamento, piuttosto che sul tentativo di riabilitazione del paziente. Ciò indusse Basaglia a ripensare in chiave ‘umana’ l’organizzazione della struttura, anche grazie al notevole progresso occorso in ambito farmacologico.
Tuttavia il concetto di ‘aprire il manicomio’ fu di difficile comprensione e accettabilità da parte della cittadinanza, mentre il vero e proprio fronte su cui si giocava la partita dei diritti umani era spostato sulla rete di operatori, di laboratori, di avviamento ai lavori e di normalizzazione dell’esistenza del paziente, che iniziava a percepirsi così parte integrante della società, se pur nella severità delle sue condizioni.
Lo scontro istituzionale fu enorme e solamente la rete di operatori sanitari e di psichiatri ‘in prima linea’ riuscì a cominciare quel percorso di umanizzazione della vita del malato mentale, proteso al lavoro, alla vita sociale e alla tendenza a una certa autonomia e, per quanto possibile, alla consapevolezza di sé.
Risale al 1968 la sua più importante opera, ’L’istituzione negata’, mediante la quale rende pubblica l’esperienza di Gorizia.
Un’esperienza che poi troverà pieno compimento a Trieste, a partire dal 1971, quando inizierà a dirigere il locale Ospedale Psichiatrico di San Giovanni, facendolo diventare zona pilota d’ambito psichiatrico per l’OMS.
La sua grande battaglia per la psichiatria si risolse nell’anno 1978, con l’approvazione della famosa ‘legge 180’, che normò e tutt’ora norma il servizio d’igiene mentale pubblica, rendendo l’Italia il primo Paese al mondo ad aver abolito gli ospedali psichiatrici, ponendo al centro della problematica non più la medievale struttura coercitiva ma la persona, opportunamente sostenuta dalla psicoterapia e dalla rete di sostegno che punta a un certo grado di reinserimento nella società.