Basilica di Monte Santo_

La piana di Gorizia e Nova Gorica è cinta da una serie di montagnole su cui spiccano il monte Calvario, il monte Sabotino e il monte Santo che, con i suoi 688 metri d’altezza, sovrasta lo sbocco della valle del fiume Isonzo sulla pianura.
Alla sommità di questo rilievo, spicca la costruzione di un santuario che, nel corso del tempo, ha sostituito una chiesa del XIV, devastata in precedenza dal passaggio dei Turchi.
Da lassù la vista spazia dal mar Adriatico, alla pianura friulana sino agli erti giochi alpini e il suo incombere sulla valle sottostante regala al luogo del santuario una percezione quasi da vertigine.
La leggenda vuole che una piccola pastorella del luogo, Urska Ferligojeva (Orsola Ferligoi), avesse in visione la Madonna, che le indicò di aprire un luogo di venerazione: siamo nel 1539 e circa quattro anni più tardi, la cappelletta votiva ivi innalzata sarà sostituita chiesa in stile gotico – rinascimentale. Ricadendo il complesso nel patriarcato aquileiese, il Patriarca stesso provvide a inviare l’immagine della Madonna, venerata ancora oggi e il nome di ‘Monte Santo’ fu in seguito assunto come indicativo del luogo, per i fedeli provenienti da ogni dove, qui accolti dai frati francescani.
Tuttavia l’attività sacra del luogo fu interrotta per volontà dell’imperatore Giuseppe II d’Asburgo, il quale intervenne nella vita interna della Chiesa cattolica, ispirandosi al febronianismo e sopprimendo gli ordini religiosi che non potevano giustificare la propria esistenza con un’attività socialmente utile. Tentò di formare un clero nazionale, attraverso la fondazione di seminari generali, entro i confini dei suoi stati. In definitiva, il santuario fu chiuso e spogliato dei suoi arredi per diversi, sul finire del XVIII secolo: del santuario rimasero solo le mura perimetrali.
Terminato quest’infausto periodo, l’imperatore Francesco II d’Austria su preghiera delle popolazioni locali permise la ricostruzione del luogo sacro, restituito al primigenio splendore nel 1793, tra una nutrita folla di fedeli.
In seguito, fu riedificato nel 1906 e consacrato all’Assunta da Papa Pio X come basilica minore. Tuttavia, questa nuova veste non durò a lungo in quanto, trovandosi sulla prima linea del fronte durante le battaglie dell’Isonzo della Grande Guerra, fu distrutto dai bombardamenti da parte italiana.
In piena epoca di ferventi ricostruzioni, fu nuovamente riedificato nel 1928, nell’aspetto contemporaneo, dove gli stilemi rinascimentali si commissionano a quelli barocchi. L’architetto incaricato della ricostruzione fu Silvano Barich (italianizzato in Baresi), che studia presso la facoltà di architettura del Politecnico di Vienna, sotto la guida di Max Fabiani. A lui si devono numerosi, noti interventi architettonici del territorio, come parte del santuario di Barbana, il municipio di Cervignano e l’ospedale psichiatrico provinciale di Gorizia e l’Ospizio Marino di Grado.
Le dimensioni del nuovo edificio sono imponenti, con i suoi 72 metri di lunghezza e il campanile che, con i suoi 59 metri di altezza, svetta su tutta la pianura friulana. Il 7 febbraio 1947, quando questo territorio passò sotto la sovranità della Jugoslavia, i padri della diocesi capodistriana subentrarono ai francescani trentini sin’allora presenti.
L’interno è dotato di capolavori pregevoli come le straordinarie e varie rappresentazioni della Madonna, tra cui una statua tardo-gotica della Madonna con Gesù e la famosa d’altare con un ritratto della Madonna: secondo la tradizione, fu realizzata dall’artista veneziano Palma il Vecchio e fatta qui giungere nel 1544 dal patriarca di Aquileia Marino Grimani.
Inoltre, per accogliere il sempre maggior numero di pellegrini che si recavano al Santuario, sul finire degli anni ’30 si pensò di realizzare una funivia che collegasse Gorizia alla vetta del monte: questo sistema di strasporto a fune, secondo per età unicamente alla funicolare Trieste-Opicina, fu inaugurato il 3 agosto del 1940. Con i suoi 1900 metri di lunghezza superò il dislivello di 580 metri fino all’autunno del ’43, quando fu
dismesso per i noti eventi bellici. Il subentrato governo jugoslavo lo ripristinò nel 1968. Il clima socio-politico del tempo, però di certo non favorì un turismo di matrice religiosa e l’impianto, ammodernato ed efficientato, fu definitivamente dismesso dopo qualche anno.


Il progetto ‘Un viaggio nella Storia’ è un progetto proposto dall’associazione Associazione di Promozione Sociale, Culturale e di volontariato Porte a Nordest e finanziato da GECT GO. Tutti i diritti sono riservati | credits