Antonio Lasciac_
Antonio Lasciac, il più grande architetto goriziano della seconda metà dell’Ottocento nacque il 21 settembre 1856 nel popolare quartiere di San Rocco come Anton Laščak, figlio di genitori di origine slovena.
Dopo aver completato gli studi alla Unter-Realschule e alla Ober-Realschule a Gorizia, si laureò al Politecnico di Vienna nel 1882. L’anno successivo, a causa delle sue simpatie per l’irredentismo italiano, per stabilizzarsi lavorativamente decise di partire per Alessandria d’Egitto, il cui centro cittadino era in piena e fervente attività ricostruttiva dopo i bombardamenti attuati dagli inglesi. Qui firma la sua prima, grande realizzazione: la Gallery Menasce, in Piazza Tahrir, liberamente ispirata alla galleria Vittorio Emanuele, in Milano.
Ma non solo: molto richiesto dall’alta borghesia locale e proponendo uno stile architettonico peculiare e di moda in quel periodo, quello neocinquecentesco, realizzò numerose commissioni private e persino la stazione ferroviaria di Ramleh, che serviva ad unire Alessandria alle diverse cittadine disseminate lungo la costa ove gli alessandrini più agiati trascorrevano l’estate, per la bellezza della costa e la mitezza del suo clima.
Dopo poco torna in Italia, per stabilirsi prima a Napoli e poi a Roma, continuando la sua fervida attività di progettista, prima di far nuovamente del Cairo la sua residenza. Qui, sempre grazie al suo innato genio, realizzò il progetto della monumentale fontana-obelisco di Piazza San Rocco di Gorizia -finanziato di persona- e fu nominato architetto capo progettista dei palazzi chediviali, tra i quali il Palazzo di Said Halim Pascià e fu insignito di titoli onorifici, contribuendo allo sviluppo della bellezza della città sin alla Grande Guerra, quando fu confinato a Malta dagli Inglesi. Una volta liberato e dopo ulteriore, breve parentesi romana, fece nuovamente ritorno in Egitto.
Nel 1929, fu riconosciuto come accademico di merito dall’Accademia di San Luca di Roma. Dopo il suo ultimo soggiorno a Gorizia, tornò al Cairo, dove morì il 26 dicembre 1946.
Da rimarcare la villa che fece costruire per sé e che mai abitò sul colle del Rafut a Gorizia e oggi in Slovenia: rappresenta una miscellanea degli stilemi islamici, che tanto hanno influenzato la carriera non solo tecnica ma anche artistica di questo indiscusso protagonista della scena architettonica internazionale, a cavallo tra il primo secolo dell’età contemporanea e quello cosiddetto ‘breve’.