i fratelli Rusjan_
Edvard Rusjan, detto Edi, assieme al fratello Josip ‘Pepi’ Rusjan, furono due pionieri dell’aviazione, in quel magico momento per il progresso della scienza e della tecnica che l’inizio del ‘900 si stava rivelando.
Edi nacque a Trieste nel 1886, ove il padre Fanc, di Ranziano (Renče) vi lavorava, prima di trasferirsi a Gorizia con la famiglia. Qui aprì un laboratorio per articoli pirotecnici: in quest’ambiente sospeso tra artigianato, creatività e tecnica i figli si abituarono a pensare al futuro come a un qualcosa da vivere da protagonisti.
E così fu.
Il primo amore di Edi fu il ciclismo, ove egli applicò la sua curiosità e la sua inventiva, come si può evincere da foto d’epoca, in sella a bicicletta da corsa con rapporti pensati per raggiungere altissime velocità.
La passione per il volo sarebbe venuta ‘a ruota’: rappresentava la nuova frontiera d’inizio secolo e le sperimentazioni del francese Louis Bleirot, ingegnere e pioniere del volo, stavano suscitando molto scalpore.
Assieme al fratello Pepi, Edvard iniziò a costruire presso l’officina del laboratorio di famiglia il suo primo aliante, utilizzando i più leggeri materiali per l’epoca: bambù e cartone.
Da quel momento, sarebbe partita una produzione di ben sette velivoli, cui l’applicazione di un motore acquistato a un meeting quasi carbonaro di pionieri come loro conferì decisivo impulso, anche nello studio dei dimensionamenti delle forme.
Era ormai il 1909 e anche grazie alle sperimentazioni dei fratelli americani Wright, il volo motorizzato iniziava a uscire dalla cornice puramente sperimentale che sin’allora lo aveva caratterizzato e sospinto.
Verso la fine di quell’anno, il loro primo biplano, ‘Eda 1’, riuscì a compiere un volo lineare a Gorizia, sui prati della cosiddetta ‘campagnuzza’. Un risultato straordinario per due geniali, giovani inventori, di certo sprovvisti di risorse economiche ma animati da grandissimo entusiasmo. A seguito di ripetuti tentativi, incoraggiati da risultati via via sempre più promettenti, decidono di spostare la loro attività di costruzione di macchine volanti presso una zona di vasti prati in prossimità di Gorizia. La stessa che, in seguito, ospiterà un’aviosuperficie che si trasformerà nel glorioso aeroporto di Merna.
Da qui a poco, il destino di Edi si sarebbe incrociato con quello di Mihailo Merćep, un brillante imprenditore nato a Ragusa (Dubrovnik) da una famiglia di commercianti austroungarici.
Merćep all’inizio del 1880 si era trasferito Belgrado, dove fu uno dei co-fondatori della prima società serba di velocipedi, per il tempo rivoluzionario mezzo di trasporto.
All’inizio del XX secolo Merćep si trasferì a Zagabria, dove aprì uno studio fotografico. Oltre al ciclismo, ora era anche in motociclismo e automobili. Proprio a una gara ciclistica incontrò Edi, come lui appassionato di biciclette e di aeroplani.
La convergenza d’interessi unì i due visionari imprenditorie e Merćep, interessato a iniziare una produzione di aeromobili per il mercato, fornì finalmente ai fratelli Rusjan il necessario apporto finanziario per procedere con lo sviluppo delle loro idee.
I risultati si videro subito: un anno dopo i risultati eclatanti di Bleirot, Edi progettò un monoplano che riuscì a battere il record di altezza raggiunta da quello del francese.
Questo nuovo progetto è in grado di decollare in autonomi in spazi ridottissimi, che battono ogni record mondiale.
Si decise così di indire un giro promozionale nella penisola balcanica: il volo sopra Zagabria fu un vero successo e si decise di riproporlo sopra Belgrado.
Erano i primi di gennaio del 1911.
Nonostante le condizioni meteo, fortemente condizionate dal vento, consigliassero di rimandare il volo dimostrativo, Edi non volle rinunciarvi e si esibì in diversi passaggi sopra la città. Una raffica fu fatale: colpì lateralmente l’aereo, spezzandogli un’ala. Edi precipitò alla confluenza dei fiumi Sava e Danubio, tra lo sconcerto dei presenti.
Merćep continuò a lavorare con il fratello di Edvard, Josip, e produsse altri tre velivoli in cui addestrarono i piloti e presero molte esibizioni in Austria-Ungheria. Il successo di Merćep fu tale da essere dichiarato il miglior pilota dell’Impero.
Ma il mondo stava per cambiare. Pepi non intese mai volare sugli aerei e qualche anno più tardi interruppe le attività di costruttore ed emigrò in Argentina.
Dopo l’assassinio di Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria nel 1914, Merćep fu incarcerato come nazionalista serbo dichiarato. Uscito di prigione dopo sei mesi, scoprì che l’hangar della sua attività era stato distrutto dagli anti-serbi e la sua attività non conobbe continuazione.
Si concludeva così una splendida avventura forse troppo antesignana di tempi che non avrebbero permesso poi, purtroppo, così tanto spazio alla creatività di veri e propri inventori del nostro contemporaneo.